7 luglio 2019

Ripercorrendo il passato


Ho tantissimi ricordi legati al Parco dei Cento Laghi. Il più vivo fra tutti, è quello di quando arrivai al Rifugio Mariotti per la prima volta.
Non avevo più di 6 anni. Era una giornata autunnale, pioveva a dirotto e quando arrivammo a Lagdei non eravamo più così decisi ad affrontare l'escursione. Per fortuna, Giorgio, al quale ero stato affidato, decise di partire. Per me fu una vera avventura.

Quando arrivammo al rifugio ci accolsero in modo caloroso. Forse non si aspettavano di vederci lì. Mi presero i vestiti, li misero davanti alla stufa ad asciugare e me ne diedero di asciutti. Ero bagnato e stanco, ma felice. Una felicità che mi pervase e che porto nel cuore ancora oggi.


Così ho deciso di tornare in quei luoghi magici con l'idea di completare un grande anello con partenza e arrivo da Lagdei in solitaria.
Ho iniziato la salita verso il Lago Santo e dopo le prime rampe ho girato a destra verso Ponte Rotto. Il sentiero continua con saliscendi, tra faggi e pietraie, fino al bivio che porta all'Orsaro. Dopo un primo tratto ancora nel bosco, si arriva sul crinale. Qui si entra in un'altra dimensione e il panorama toglie il fiato. All'orizzonte riconosco le sagome del Barigazzo e del Dosso, che dà qui sembrano dolci colline. Continuo a salire su un sentiero molto ripido e in alto intravedo la vetta. Arrivo all'Orsaro dove mi fermo per una piccola pausa. Non sono in gara, quindi non ho fretta. Uno sguardo a 360 gradi, qualche foto e poi riparto verso la cima successiva. La discesa che dall'Orsaro porta al Braiola è la più esposta di tutto il mio anello. 
Occorre prestare attenzione e fare le cose con calma per non rischiare inutilmente
Arrivato alla bocchetta, rivolgo lo sguardo verso Ovest, da quella direzione sale il sentiero che parte da Pontremoli, mille metri più in basso. Ricomincio la salita verso il Monte Braiola e da lì a poco sono ancora in vetta. 
Dietro di me guardo la discesa che ho appena percorso. Da qui la prospettiva la rende quasi verticale. Davanti a me vedo la croce del Marmagna ed è là che sono diretto.
Inizio a scendere, il sentiero è divertente e corribile, così mi ritrovo senza nemmeno accorgermene ancora in salita. Un capriolo corre sul versante nord del Marmagna ed ogni dieci balzi si ferma per guardarmi. Magari avessi le gambe per seguirlo. Continuo il mio cammino verso la Croce. Qui sono convinto di trovare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere, invece con mia grande sorpresa sono solo. A farmi compagnia, oltre alla croce e alla Madonna, vi sono le bandiere di preghiera Buddhiste. Non so chi le abbia posizionate ma creano un effetto bellissimo.

  
All'orizzonte le Alpi Apuane sembrano dei denti di squalo che emergono dalla terra. Isolate, severe e bellissime.
Riprendo il crinale e mi dirigo verso l'Aquilotto, una bella cima aerea, che attraverso una cresta conduce al passo Aquila. Qui incontro due escursionisti Francesi che stanno percorrendo l'Alta via dei Parchi. Sono le prime e uniche persone che ho incontrato in tutta la giornata.
Li ammiro sotto quei loro zaini giganti. Vedo che all'esterno hanno tre bottiglie d'acqua ciascuno e con il caldo e l'impossibilità di trovare acqua lungo il crinale penso sia proprio un'ottima idea. Il mio camelbag è vuoto.
Dalla cima del Monte Aquila lo spettacolo è straordinario. Posso vedere il sentiero che ho già percorso e la parte che mi attende. In discesa arrivo velocemente al passo delle Guadine. Ora ho due possibilità: scendere alle Capanne di Badignana e risalire al passo Fugicchia o continuare lungo il crinale che in questo tratto non conosco. Scelgo la seconda opzione.

Mi affascina esplorare sentieri che non ho mai percorso prima. Il sentiero sale rapidamente verso il Monte Brusà. Mentre salgo, alla mia sinistra, la cresta del Roccabiasca sembra una lama che affiora dal bosco sottostante. Noto subito che questa è una zona meno frequentata. Il sentiero si fa più stretto e le ortiche mi fanno rimpiangere di non aver messo i pantaloni lunghi. Dopo vari saliscendi su pietraie raggiungo il passo di Badignana. Proseguo, senza fermarmi, verso Il Monte Matto. Sarà l'ultimo di questa mia cavalcata. Arrivo in vetta, mi giro per guardare un'ultima volta il crinale che ho percorso. Sembra lunghissimo ma in realtà il gps indica il contrario. La tecnicità del sentiero non permette di fare grandi velocità. Ora inizia la discesa vera e propria. Prima incontro il Lago Bicchiere, il Lago Scuro e infine i Lagoni, dove mi fermo a bere un the freddo. Rientro a Lagdei dove chiudo il mio anello, giusto in tempo per cambiare lo zaino e rimettermi in marcia verso il Mariotti per pranzo, con lo stesso spirito di 25 anni fa.

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