Ho
tantissimi ricordi legati al Parco dei Cento Laghi. Il più vivo fra
tutti, è quello di quando arrivai al Rifugio Mariotti per la prima
volta.
Non
avevo più di 6 anni. Era una giornata autunnale, pioveva a dirotto e
quando arrivammo a Lagdei non eravamo più così decisi ad affrontare
l'escursione. Per fortuna, Giorgio, al quale ero stato affidato,
decise di partire. Per me fu una vera avventura.
Quando
arrivammo al rifugio ci accolsero in modo caloroso. Forse non si
aspettavano di vederci lì. Mi presero i vestiti, li misero davanti
alla stufa ad asciugare e me ne diedero di asciutti. Ero
bagnato e stanco, ma felice. Una felicità che mi pervase e che porto
nel cuore ancora oggi.
Così ho deciso di tornare in quei luoghi magici con l'idea di completare un grande anello con partenza e arrivo da Lagdei in solitaria.
Ho
iniziato la salita verso il Lago Santo e dopo le prime rampe ho
girato a destra verso Ponte Rotto. Il sentiero continua con
saliscendi, tra faggi e pietraie, fino al bivio che porta all'Orsaro.
Dopo un primo tratto ancora nel bosco, si arriva sul crinale. Qui si
entra in un'altra dimensione e il panorama toglie il fiato.
All'orizzonte riconosco le sagome del Barigazzo e del Dosso, che dà
qui sembrano dolci colline. Continuo a salire su un sentiero molto
ripido e in alto intravedo la vetta. Arrivo all'Orsaro dove mi fermo
per una piccola pausa. Non sono in gara, quindi non ho fretta. Uno
sguardo a 360 gradi, qualche foto e poi riparto verso la cima
successiva. La discesa che dall'Orsaro porta al Braiola è la più esposta di tutto il mio anello.
Occorre prestare attenzione e fare le cose con calma per non rischiare inutilmente
Arrivato
alla bocchetta, rivolgo lo sguardo verso Ovest, da quella direzione
sale il sentiero che parte da Pontremoli, mille metri più in basso.
Ricomincio la salita verso il Monte Braiola e da lì a poco sono
ancora in vetta.
Dietro di me guardo la discesa che ho appena
percorso. Da qui la prospettiva la rende quasi verticale. Davanti a
me vedo la croce del Marmagna ed è là che sono diretto.
Inizio a
scendere, il sentiero è divertente e corribile, così mi ritrovo
senza nemmeno accorgermene ancora in salita. Un capriolo corre sul
versante nord del Marmagna ed ogni dieci balzi si ferma per
guardarmi. Magari avessi le gambe per seguirlo. Continuo il mio
cammino verso la Croce. Qui sono convinto di trovare qualcuno con cui
scambiare due chiacchiere, invece con mia grande sorpresa sono solo.
A farmi compagnia, oltre alla croce e alla Madonna, vi sono le
bandiere di preghiera Buddhiste. Non so chi le abbia posizionate ma
creano un effetto bellissimo.
Riprendo
il crinale e mi dirigo verso l'Aquilotto, una bella cima aerea, che
attraverso una cresta conduce al passo Aquila. Qui incontro due
escursionisti Francesi che stanno percorrendo l'Alta via dei Parchi.
Sono le prime e uniche persone che ho incontrato in tutta la
giornata.
Li
ammiro sotto quei loro zaini giganti. Vedo che all'esterno hanno tre
bottiglie d'acqua ciascuno e con il caldo e l'impossibilità di
trovare acqua lungo il crinale penso sia proprio un'ottima idea. Il
mio camelbag è vuoto.
Dalla
cima del Monte Aquila lo spettacolo è straordinario. Posso vedere il
sentiero che ho già percorso e la parte che mi attende. In discesa
arrivo velocemente al passo delle Guadine. Ora ho due possibilità:
scendere alle Capanne di Badignana e risalire al passo Fugicchia o
continuare lungo il crinale che in questo tratto non conosco. Scelgo
la seconda opzione.
Mi affascina esplorare sentieri che non ho mai percorso prima. Il sentiero sale rapidamente verso il Monte Brusà. Mentre salgo, alla mia sinistra, la cresta del Roccabiasca sembra una lama che affiora dal bosco sottostante. Noto subito che questa è una zona meno frequentata. Il sentiero si fa più stretto e le ortiche mi fanno rimpiangere di non aver messo i pantaloni lunghi. Dopo vari saliscendi su pietraie raggiungo il passo di Badignana. Proseguo, senza fermarmi, verso Il Monte Matto. Sarà l'ultimo di questa mia cavalcata. Arrivo in vetta, mi giro per guardare un'ultima volta il crinale che ho percorso. Sembra lunghissimo ma in realtà il gps indica il contrario. La tecnicità del sentiero non permette di fare grandi velocità. Ora inizia la discesa vera e propria. Prima incontro il Lago Bicchiere, il Lago Scuro e infine i Lagoni, dove mi fermo a bere un the freddo. Rientro a Lagdei dove chiudo il mio anello, giusto in tempo per cambiare lo zaino e rimettermi in marcia verso il Mariotti per pranzo, con lo stesso spirito di 25 anni fa.
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